martedì 3 novembre 2009

Basta ai soprusi all'ambiente

Sono un prof. dell'Istituto di Istruzione Superiore di Ramacca (CT). Mi piacerebbe parlare delle escursioni fatte in montagna sulle Dolomiti, sugli Appennini, le Madonie, i Nebrodi, Etna e in altri luoghi incantevoli Italiani.

Quello che invece mi preme discutere quì con voi, è il problema della distruzione dell'ambiente che sta avvenendo sotto i nostri occhi, giorno dopo giorno. Assistiamo ad una lenta e inarrestabile distruzione dell'ambiente, quasi come se fosse un fatto scontato, come se fosse una cosa che bisogna accettare, quando invece al contrario noi tutti dovremmo attivarci in un programma di riparazione dei danni che i nostri predecessori hanno recato, e dei danni che continuiamo ad infliggere all'ambiente. Immaginiamo la Terra come un acquario, quindi uno spazio limitato e condiviso, dentro il quale non si può ad oltranza gettare veleno, bruciare i boschi, distruggere la fauna; prima o poi l'acquario diventerà desolato, scuro e invivibile, e quando la situazione diventerà critica, sarà troppo tardi per ripristinare il tutto, i tentativi disperati non serviranno a nulla! Quella appena descritta non è una visione catastrofica, ma una visione assolutamente realistica e preannunciata dalla scienza.

Pensare di educare alcune persone di una certa età, è veramente difficile, è un’ utopia, diciamo impossibile. Quindi siamo costretti a sopportare ancora per anni la loro negligenza, almeno fin quando campano! Purtoppo però questa negligenza nei confronti dell’ambiente, ha una ricaduta sui giovani, sui loro figli, che spesso risultano inevitabilmente mal educati nel rispetto dell'ambiente. I giovani spesso hanno esempi scorretti da parte dei genitori, capita che in famiglia il padre è un cacciatore, a casa non si effettua la raccolta differenziata, non si è educati a passeggiate a piedi, non si visitano i parchi naturali, il padre agricoltore usa velenosissimi antiparassitari per i campi, ecc. L'unico luogo per educare questi giovani al rispetto per l'ambiente resta la scuola e/o altri luoghi come per esempio Internet; ovvero questo posto, dove sto scrivendo! In un Blog o in un forum, quì si può discutere e dare visibilità alla situazione, quindi scuotere le coscienze.

Per esempio prendiamo in esame la città di Gela, una cittadina di circa 100.000 abitanti, città che si è ingrandita negli anni 70 tra il caos della mafia, l'ignoranza della gente e la mala politica. Si osserva da anni come la gran parte del popolo Gelese insegue profitti facili e immediati. A Gela basta un diploma e una raccomandazione per poter "lavorare" dentro gli impianti industriali; è sufficiente aggregarsi ad una cosca mafiosa per poter arricchirsi sul lavoro degli altri, basta buttare la spazzatura e ogni sorta di materiale in campagna o in discariche abusive per disfarsi dei propri rifiuti. Per verificare quello che scrivo è sufficiente fare un giro nel territorio.
Appena si arriva dalla strada statale Catania - Gela, saltano all'occhio le grandi ciminiere che "catapultano" i fumi appena qualche chilometro dal paese, come dire: "Noi non vogliamo il fumo: lo scarichiamo agli altri! ". Immediatamente dopo gli impianti industriali troviamo il grande deposito di fosfogessi materiale condito di sostanze radioattive, in passato questo materiale veniva scaricato anche in mare. Successivamente è stato più giudiziosamente raccolto. Poi ancora si sta cercando di contenerne gli effetti con dei lavori di raccolta delle acque dal sottosuolo. Questo deposito è una potenziale sorgente di malattie oncologiche, ma la gente preferisce i guadagni facili e immediati, a discapito dei continui nuovi casi di tumori. Appena dopo i fosfogessi inizia l'area delle serre di Bulala, un tratto di spiaggia lungo circa 5 - 6 km invasa dalle serre, senza uno spazio di sabbia, solo plastica.

Continuiamo ancora il nostro giro virtuale, sempre in zona troviamo un'antica salina, un residuo di quello che era in origine il territorio: un incontro tra mare e terra, un posto usato anche dalle cicogne e da importanti altri uccelli migratori. Il posto è caratterizzato dalla presenza di un viadotto e di un ponte autostradale, costruiti a metà e mai terminati (costruzioni create solo per sprecare soldi ) , quindi a parte questa parentesi, si nota facilmente una stradina di campagna dove i Gelesi trovano comodo buttare ogni sorta di materiale di scarto. Successivamente i rifiuti citati vengono bruciati e poi sopra vengono scaricati altri rifiuti e così via ad oltranza. Adesso riporto un altro esempio giusto per comprendere meglio la mentalità della gente. Sempre nella stessa zona, quella del cimitero di Farello, ci sono diversi fiorai. Ho fotografato il retrobottega di uno di essi, il quale presentava un muretto abbattuto per consentire il passaggio, da dove buttare plastica e i rifiuti dell'attività:  dopo aver cliccato sl precedete link ingrandite lo zoom.
Altro esempio: girando tra i colli rocciosi al Nord della città di Gela trovo una curiosa discarica di spazzatura; mi chiedo come dei rifiuti in questo posto? dopo un breve giretto osservo che la zona ha una decina di case, ma nessun cassonetto della spazzatura, quindi ho dedotto che gli abitanti, in base alla loro cultura, abbiano pensato bene di crearsi autonomamente una piccola discarica dove poter buttare e bruciare i rifiuti di ogni sorta.

Di seguito vi propongo una galleria fotografica di questo "paesaggio naturale" (clicca sulle immagini per ingrandirle):




 Cosa dire di più? la città di Gela è un esempio di come un territorio può essere devastato dalle attività umane, senza tener conto minimante delle conseguenze. L'unico obbiettivo mirato è stato un guadagno semplice e immediato, che ha però distrutto il Turismo, l'agricoltura, la salute, ed infine la cultura.

Con questo articolo, voglio aprire un dialogo in modo da creare dei confronti, tra Gela e altri paesi, sperando che chi legge possa “armarsi” di fotocamera per fotografare tutti i soprusi inflitti all’ambiente.
Se volete corredare le voste foto con dei geotag, ovvero inserire delle coordinate dell'area di cui avete scattato le foto, ecco una breve guida per come crearli (link).

Prof. Fausto Giudice

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