Pensavo che si sarebbe parlato dell'unità d'Italia, del sacrificio dei soldati e di quanti hanno contribuito alla costruzione dello Stato del quale facciamo parte. Pensavo si sarebbe cercato di estrinsecare il significato di quest'appartenenza, per noi, soprattutto, che sprofondati al sud, spesso abbiamo la sensazione di essere abbandonati dallo Stato. Pensavo, al limite, che con un approccio revisionistico (che sinceramente non condivido) qualcuno avrebbe cercato di ascrivere tra i costruttori della Patria pure quelli che per volontà od errore hanno fatto molto (dal mio punto di vista) per distruggerla. Se il discorso avesse preso questa direzione, probabilmente, avrei cercato con argomenti di sostenere che sul piano socioculturale per i siciliani il concetto di patria è un valore autentico. Che i siciliani hanno creduto nell'unità nazionale dallo sbarco di Garibaldi in poi, fino allo sbarco degli Alleati e oltre. Che siciliani sono morti dimenticati nel ghiaccio della steppa russa, durante la seconda guerra mondiale, e che a migliaia ne sono morti pure sulle langhe durante la guerra di resistenza (sempre nella seconda guerra mondiale).
Invece, qualcuno ha pensato bene di parlare del Muro. Devo dire la verità, mentre interveniva l'assessore mi veniva da ridere, speravo che almeno fosse quello dedicato all'edilizia ...Come dire uno specialista. Un po' alla volta, però, mi sono reso conto che non c'era proprio niente da ridere perché la conferenza aveva un impianto ben congegnato:
1) Parlare della caduta del muro di Berlino, in nome di una presunta equidistanza politica, tanto per riaffermare la necessità di combattere tutti i totalitarismi di destra e di sinistra (e per il nostro sorprendente assessore pure quelli di centro: un'affermazione di una densità concettuale involontaria che fa veramente paura).
2) Suggerire ai ragazzi l'idea che la loro attuale condizione di uomini liberi è derivata naturalmente dalla caduta del muro. Neanche avessimo mai avuto in Italia un regime comunista. Quindi, per finire in bellezza,
3) Tentare (grazie all'intervento di un soggetto non identificato, ma ho sentito che qualcuno lo chiamava "prezzemolino"...) di screditare i docenti con l'allusione per cui deliberatamente nasconderebbero agli allievi l'importanza dell'evento. Perché si sa che i docenti sono tutti comunisti.
A parte gli scherzi.
Oggi a scuola è stata fatta propaganda politica, contro i comunisti (che non ci sono più) e a favore dei partiti che nel nome fanno rima con libertà (e questi ovviamente ancora ci sono).
Prof. Antonio Zuccarello
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