venerdì 13 novembre 2009

Risultati della votazione per i rappresentanti al consiglio d'istituto e alla consulta provinciale


Statuto de "La Voce Studentesca"


Premessa

"La Voce Studentesca" è un mezzo di informazione creato e autogestito dagli studenti dell'Istituto d'istruzione superiore Vincenzo Scuderi, allo scopo di diffondere tematiche inerenti al mondo della scuola, notizie d'attualità, cronaca e temi di cultura generale e di denuncia sociale.



Articolo 1

"La Voce Studentesca" non da spazio a contenuti di natura razzista, discriminatoria, di propaganda politica, pubblicizzazione di attività commerciali e offensivi verso qualsiasi individuo e/o ideale personale e/o religioso. Inoltre non è consentito la pubblicazione di materiale che scada su scontri personali.

Articolo 2

Trattandosi di un mezzo di informazione studentesca, è consentita la pubblicazione di materiale solamente agli individui facenti parte del suddetto istituto.
Possono partecipare dunque:
- il corpo stuentesco
- il corpo docenti
- il personale A.T.A.
- la dirigenza

Articolo 3

Il materiale presentato da qualunque individuo verrà prima sottoposto alla supervisione della redazione e dei docenti collaboratori.

Articolo 4

I docenti che collaborano al progetto verranno ogni anno selezionati dalla redazione, di comune accordo con la dirigenza.

Articolo 5

La successione della carica di direttore verrà attuata ogni qualvolta il corrente direttore  darà le sue dimissioni o finirà/intererromperà il suo corso di studi. Il nuovo direttore dovrà essere uno studente del triennio (di qualsiasi indirizzo di quest'istituto) e che abbia preferibilmente competenze in ambito giornalistico/letterario e forti attitudini organizzative. Si dovranno presentare dei candidati che verranno esaminati dal direttore dimissionario, il quale sceglierà il nuovo direttore tra i candidati che gli si sono presentati.
Il direttore dimissionario, dopo aver scelto il nome dell'eventuale futuro direttore, dovrà concordare la sua scelta con il resto della redazione.

Articolo 6

Il presente statuto non è modificabile.
Eventuali modifiche potranno essere apportate solamente con il consenso di tutta la redazione,dei docenti collaboratori e del dirigente scolastico; tali modifiche non dovranno entrare in contrasto con gli articoli precedenti.

Conclusione

"La Voce Studentesca" è un giornale d'Istituto fondato da studenti al fine di tutelare il loro diritto all'informazione e alla libertà di parola.

La Redazione

Direttore/fondatore
Ingallina Pietro

Redattori del network
Terranova Rosario
Antonino Francesco Lorenzo

Collaboratori
Gulizia Salvatore

giovedì 5 novembre 2009

Corteo a Catania di Sabato 3 Ottobre

Sabato 3 Ottobre si è svolto un corteo contro i tagli all'istruzione della riforma Gerlmini a Catania.

La partenza è stata alle ore 9:30 dalla Villa Bellini, mentre l'arrivo è stato alle ore 12:30 al provveditorato degli studi di Catania, già sotto occupazione da staudenti, docenti e personale ata da 39 giorni.

La scuola V. Scuderi di Ramacca si è unita all'istituto Ettore Majorana di Scordia.








La manifestazione si è svolta in modo pacifico e senza disordini o sconstri con le forze dell'ordine.

mercoledì 4 novembre 2009

Commemorazione dei Caduti - Primo caduto: la libertà.

Questa mattina ho assistito a scuola ad una strana conferenza.

Pensavo che si sarebbe parlato dell'unità d'Italia, del sacrificio dei soldati e di quanti hanno contribuito alla costruzione dello Stato del quale facciamo parte. Pensavo si sarebbe cercato di estrinsecare il significato di quest'appartenenza, per noi, soprattutto, che sprofondati al sud, spesso abbiamo la sensazione di essere abbandonati dallo Stato. Pensavo, al limite, che con un approccio revisionistico (che sinceramente non condivido) qualcuno avrebbe cercato di ascrivere tra i costruttori della Patria pure quelli che per volontà od errore hanno fatto molto (dal mio punto di vista) per distruggerla. Se il discorso avesse preso questa direzione, probabilmente, avrei cercato con argomenti di sostenere che sul piano socioculturale per i siciliani il concetto di patria è un valore autentico. Che i siciliani hanno creduto nell'unità nazionale dallo sbarco di Garibaldi in poi, fino allo sbarco degli Alleati e oltre. Che siciliani sono morti dimenticati nel ghiaccio della steppa russa, durante la seconda guerra mondiale, e che a migliaia ne sono morti pure sulle langhe durante la guerra di resistenza (sempre nella seconda guerra mondiale).

Invece, qualcuno ha pensato bene di parlare del Muro. Devo dire la verità, mentre interveniva l'assessore mi veniva da ridere, speravo che almeno fosse quello dedicato all'edilizia ...Come dire uno specialista. Un po' alla volta, però, mi sono reso conto che non c'era proprio niente da ridere perché la conferenza aveva un impianto ben congegnato:

1) Parlare della caduta del muro di Berlino, in nome di una presunta equidistanza politica, tanto per riaffermare la necessità di combattere tutti i totalitarismi di destra e di sinistra (e per il nostro sorprendente assessore pure quelli di centro: un'affermazione di una densità concettuale involontaria che fa veramente paura).
2) Suggerire ai ragazzi l'idea che la loro attuale condizione di uomini liberi è derivata naturalmente dalla caduta del muro. Neanche avessimo mai avuto in Italia un regime comunista. Quindi, per finire in bellezza,
3) Tentare (grazie all'intervento di un soggetto non identificato, ma ho sentito che qualcuno lo chiamava "prezzemolino"...) di screditare i docenti con l'allusione per cui deliberatamente nasconderebbero agli allievi l'importanza dell'evento. Perché si sa che i docenti sono tutti comunisti.

A parte gli scherzi.
Oggi a scuola è stata fatta propaganda politica, contro i comunisti (che non ci sono più) e a favore dei partiti che nel nome fanno rima con libertà (e questi ovviamente ancora ci sono).

 Prof. Antonio Zuccarello

Locandina de "La Cultura in 100 Piazze d'Italia"

Clicca su Leggi tutto per esplorare la locandina

martedì 3 novembre 2009

Basta ai soprusi all'ambiente

Sono un prof. dell'Istituto di Istruzione Superiore di Ramacca (CT). Mi piacerebbe parlare delle escursioni fatte in montagna sulle Dolomiti, sugli Appennini, le Madonie, i Nebrodi, Etna e in altri luoghi incantevoli Italiani.

Quello che invece mi preme discutere quì con voi, è il problema della distruzione dell'ambiente che sta avvenendo sotto i nostri occhi, giorno dopo giorno. Assistiamo ad una lenta e inarrestabile distruzione dell'ambiente, quasi come se fosse un fatto scontato, come se fosse una cosa che bisogna accettare, quando invece al contrario noi tutti dovremmo attivarci in un programma di riparazione dei danni che i nostri predecessori hanno recato, e dei danni che continuiamo ad infliggere all'ambiente. Immaginiamo la Terra come un acquario, quindi uno spazio limitato e condiviso, dentro il quale non si può ad oltranza gettare veleno, bruciare i boschi, distruggere la fauna; prima o poi l'acquario diventerà desolato, scuro e invivibile, e quando la situazione diventerà critica, sarà troppo tardi per ripristinare il tutto, i tentativi disperati non serviranno a nulla! Quella appena descritta non è una visione catastrofica, ma una visione assolutamente realistica e preannunciata dalla scienza.

Pensare di educare alcune persone di una certa età, è veramente difficile, è un’ utopia, diciamo impossibile. Quindi siamo costretti a sopportare ancora per anni la loro negligenza, almeno fin quando campano! Purtoppo però questa negligenza nei confronti dell’ambiente, ha una ricaduta sui giovani, sui loro figli, che spesso risultano inevitabilmente mal educati nel rispetto dell'ambiente. I giovani spesso hanno esempi scorretti da parte dei genitori, capita che in famiglia il padre è un cacciatore, a casa non si effettua la raccolta differenziata, non si è educati a passeggiate a piedi, non si visitano i parchi naturali, il padre agricoltore usa velenosissimi antiparassitari per i campi, ecc. L'unico luogo per educare questi giovani al rispetto per l'ambiente resta la scuola e/o altri luoghi come per esempio Internet; ovvero questo posto, dove sto scrivendo! In un Blog o in un forum, quì si può discutere e dare visibilità alla situazione, quindi scuotere le coscienze.

Per esempio prendiamo in esame la città di Gela, una cittadina di circa 100.000 abitanti, città che si è ingrandita negli anni 70 tra il caos della mafia, l'ignoranza della gente e la mala politica. Si osserva da anni come la gran parte del popolo Gelese insegue profitti facili e immediati. A Gela basta un diploma e una raccomandazione per poter "lavorare" dentro gli impianti industriali; è sufficiente aggregarsi ad una cosca mafiosa per poter arricchirsi sul lavoro degli altri, basta buttare la spazzatura e ogni sorta di materiale in campagna o in discariche abusive per disfarsi dei propri rifiuti. Per verificare quello che scrivo è sufficiente fare un giro nel territorio.
Appena si arriva dalla strada statale Catania - Gela, saltano all'occhio le grandi ciminiere che "catapultano" i fumi appena qualche chilometro dal paese, come dire: "Noi non vogliamo il fumo: lo scarichiamo agli altri! ". Immediatamente dopo gli impianti industriali troviamo il grande deposito di fosfogessi materiale condito di sostanze radioattive, in passato questo materiale veniva scaricato anche in mare. Successivamente è stato più giudiziosamente raccolto. Poi ancora si sta cercando di contenerne gli effetti con dei lavori di raccolta delle acque dal sottosuolo. Questo deposito è una potenziale sorgente di malattie oncologiche, ma la gente preferisce i guadagni facili e immediati, a discapito dei continui nuovi casi di tumori. Appena dopo i fosfogessi inizia l'area delle serre di Bulala, un tratto di spiaggia lungo circa 5 - 6 km invasa dalle serre, senza uno spazio di sabbia, solo plastica.

Continuiamo ancora il nostro giro virtuale, sempre in zona troviamo un'antica salina, un residuo di quello che era in origine il territorio: un incontro tra mare e terra, un posto usato anche dalle cicogne e da importanti altri uccelli migratori. Il posto è caratterizzato dalla presenza di un viadotto e di un ponte autostradale, costruiti a metà e mai terminati (costruzioni create solo per sprecare soldi ) , quindi a parte questa parentesi, si nota facilmente una stradina di campagna dove i Gelesi trovano comodo buttare ogni sorta di materiale di scarto. Successivamente i rifiuti citati vengono bruciati e poi sopra vengono scaricati altri rifiuti e così via ad oltranza. Adesso riporto un altro esempio giusto per comprendere meglio la mentalità della gente. Sempre nella stessa zona, quella del cimitero di Farello, ci sono diversi fiorai. Ho fotografato il retrobottega di uno di essi, il quale presentava un muretto abbattuto per consentire il passaggio, da dove buttare plastica e i rifiuti dell'attività:  dopo aver cliccato sl precedete link ingrandite lo zoom.
Altro esempio: girando tra i colli rocciosi al Nord della città di Gela trovo una curiosa discarica di spazzatura; mi chiedo come dei rifiuti in questo posto? dopo un breve giretto osservo che la zona ha una decina di case, ma nessun cassonetto della spazzatura, quindi ho dedotto che gli abitanti, in base alla loro cultura, abbiano pensato bene di crearsi autonomamente una piccola discarica dove poter buttare e bruciare i rifiuti di ogni sorta.

Di seguito vi propongo una galleria fotografica di questo "paesaggio naturale" (clicca sulle immagini per ingrandirle):




 Cosa dire di più? la città di Gela è un esempio di come un territorio può essere devastato dalle attività umane, senza tener conto minimante delle conseguenze. L'unico obbiettivo mirato è stato un guadagno semplice e immediato, che ha però distrutto il Turismo, l'agricoltura, la salute, ed infine la cultura.

Con questo articolo, voglio aprire un dialogo in modo da creare dei confronti, tra Gela e altri paesi, sperando che chi legge possa “armarsi” di fotocamera per fotografare tutti i soprusi inflitti all’ambiente.
Se volete corredare le voste foto con dei geotag, ovvero inserire delle coordinate dell'area di cui avete scattato le foto, ecco una breve guida per come crearli (link).

Prof. Fausto Giudice

lunedì 2 novembre 2009

In memoria dei diritti umani

Non leggete le storie di Stefano Cucchi, Mariano Bacioterracino ed Elham come se fossero brutte storie tipiche del caotico vivere di massa. Non pensate che a loro “qualcosa è andato storto”, che succede, che è sgradevole, ma la vita, adesso come nel passato, è piena di brutte sorprese.

Le vittime di questo elenco sono un giovane uomo arrestato senza ragione, un pregiudicato nella lista di esecuzione della camorra, un uomo del tutto innocente impigliato nella rete di un’odiosa burocrazia persecutoria. Sono la stessa persona, privata all’improvviso di diritti umani e civili. Quella persona siamo noi, mentre moriamo di botte, moriamo uccisi sui marciapiedi, moriamo di sciopero della fame in un campo di concentramento detto “Centro di Identificazione ed Espulsione”.

Siamo noi persino nello sdoppiamento da malattia mentale che si vede nel video del delitto di camorra:
 
i passanti scavalcano il corpo della persona appena uccisa fingendo di non vedere. Siamo noi che diciamo per bocca del responsabile carcerario che Stefano Cucchi (faccia sfondata, schiena spezzata) “ha preferito dormire, rifiutando il ricovero in ospedale”. Siamo noi quando i medici di un grande ospedale civile vedono per due volte il marocchino Elham detenuto senza reato e senza sentenza, senza avvocati e senza tribunale. Nessun medico fa domande, nessuno ascolta, nessuno vuole sapere. Lo rimandano, un essere umano ridotto a quaranta chili dal suo ostinato sciopero della fame, nel lager di Gradisca, dove è ancora detenuto e morente, mentre io scrivo e voi leggete. Vorrei essere capito. Sto dicendo che noi, noi tutti vittime, colpevoli e testimoni siamo scesi al livello in cui si pestano a morte i detenuti, si scavalcano di fretta i cadaveri, si lascia morire di fame in perfetta indifferenza l’immigrato testardo.

Siamo la stessa gente che ammazza di botte gli omosessuali e ammazza di cavilli procedurali la legge che difende gli omosessuali in modo che questa legge non ci sia mai. Siamo noi il disperato Elham che muore nel lager costruito per punirlo di essere venuto in Italia in cerca di un Paese civile. Siamo noi il carceriere e il medico senza dignità che- per quieto vivere- lasciano morire chi cerca nella morte l’unica fuga. Siamo l’uomo abbattuto dalla camorra, con pochi gesti agili, senza concitazione. Siamo l’assassino che va via senza nascondere la pistola, siamo i passanti che non fanno caso ai cadaveri sui marciapiedi. Siamo i poliziotti che hanno massacrato il giovane Stefano Cucchi e continuano a restare ignoti. Siamo dunque allo stesso tempo il terrore e le vittime del terrore perché i nostri diritti e la nostra decenza sono precipitati in un buco nero immorale e illegale insieme a Cucchi, Bacioterracino, a Elham e ai loro assassini. Poiché ci siamo lasciati degradare fino a questo punto, non ci resta che dire un grazie riconoscente ai genitori e alla sorella di Cucchi che non hanno ceduto; ai giudici del delitto di camorra, che hanno diffuso il tremendo video, affinché tutti vedessero una scena di vita in una città italiana ai nostri giorni; a coloro che hanno fatto arrivare l’ annuncio di prossima morte dell’ immigrato Elham. Queste tre notizie servono almeno a ricordarci quanto siamo arrivati lontani dalla nostra Costituzione e dai fondamenti della Carta dei diritti dell’uomo. In Italia. Oggi.

da Il Fatto Quotidiano n°35 del 1 novembre 2009
(grazie al prof. Antonio Zuccarello per la segnalazione)